La paura di rimanere senza l'ossigeno
La paura di rimanere senza l'ossigeno
Sembra pura utopia al giorno d'oggi, in cui disponiamo di tecnologia di altissimo livello, eppure una delle più grandi paure di chi è in ossigenoterapia è quella di rimanere senza ossigeno.
Il paziente che deve assumere ossigeno per curare una BPCO, infatti, è strettamente legato al servizio di consegna delle bombole di ossigeno a domicilio: quando la bombola sta per finire il paziente chiama l'azienda preposta al servizio ed entro 1-2 giorni l'ossigeno viene consegnato. Le aziende che svolgono il servizio di ossigenoterapia domiciliare sono piuttosto puntuali nelle loro consegne, tuttavia i pazienti soffrono questa situazione come un enorme vincolo che condiziona la loro vita: alla fine si dipende direttamente dall'azienda preposta al servizio di ossigenoterapia e il paziente sente di non avere più una vita propria. Ed anche la tecnologia messa a disposizione da queste aziende non è sicuramente la migliore sul mercato: sia la bombola che lo stroller portatile hanno un'autonomia limitata e questo porta il paziente a sentirsi ancora più costretto a casa.
Ecco le casistiche che producono angoscia nei pazienti in ossigenoterapia domiciliare:
- Consegna della bombola di ossigeno al domicilio del paziente entro i tempi stabiliti: si vive nella paura che il corriere possa ritardare, avere imprevisti o addirittura rimandare la consegna al giorno successivo. Il pericolo è anche quello di non essere momentaneamente a casa al passaggio del corriere, pertanto il paziente si relega volontariamente a casa per evitare di perdere la consegna;
- Consegna della bombola di ossigeno presso un domicilio diverso da quello usuale: quando il paziente decide di spostarsi da casa per qualche giorno bisogna concordare luogo e orario della consegna al nuovo domicilio. Questa modalità costituisce un enorme vincolo alla libertà del paziente che sente di non potersi muovere liberamente, ma di doversi adeguare alle tempistiche della azienda preposta al servizio;
- Scarsa autonomia dello stroller: la bombola portatile che viene data in dotazione contiene un quantitativo limitato di ossigeno. Anche se l'autonomia reale è, per esempio, di 3 ore il paziente rimarrà in giro per non più di 2 ore, preferendo rientrare piuttosto che rimanere senza ossigeno.
Purtroppo questa situazione psicologica non è mai presa seriamente in considerazione dai medici curanti, in quanto la loro osservazione si limita alla mera cura della patologia respiratoria, senza valutare gli effetti collaterali che la terapia con ossigeno liquido può creare sui pazienti: ansia, costrizione e spesso anche depressione.
Inoltre il Sistema Sanitario Nazionale non è attualmente in grado di garantire strumenti che permettano un consistente miglioramento della qualità di vita dei pazienti in ossigenoterapia liquida domiciliare a causa della politica di risparmio che porta ad impoverire i mezzi di cui il Sistema stesso dispone.
All'estero, in paesi come gli USA, la Germania o l'Olanda l'utilizzo del concentratore di ossigeno portatile ha drasticamente rivoluzionato il settore dell'ossigenoterapia: i pazienti non sono più legati ad alcuna azienda e non devono dipendere da nessuno. Il concentratore infatti produce ossigeno sul momento, senza bisogno di essere ricaricato con ossigeno stesso. Pertanto il paziente è libero di muoversi dove vuole, quando vuole, portando con sé un peso che è decisamente più contenuto di quello della bombola di ossigeno portatile. E infine l'autonomia è virtualmente illimitata perché i concentratori di ossigeno possono essere ricaricati ovunque ci si trovi (in casa, al ristorante, in auto, in aereo, etc).
Se vi accorgete di essere in una delle situazioni sopra descritte, se sentire di non essere adeguatamente seguiti dal vostro specialista o se desiderate semplicemente avere maggiori informazioni al riguardo non esitate a contattarci: saremo ben lieti di darvi tutte le informazioni possibili.